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Il telecomando della vita

di Antonio Dini

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15 ottobre 2009

Samsung ha un piano, anche se lo tiene defilato. Nasce da un lato dall'opportunità che viene generata dal particolare momento in cui è il mercato mondiale e dal peso specifico dell'azienda dall'altro. È un piano che mira a creare una nuova idea di relazione con i clienti, di convergenza tecnologica e d'uso del telefono. È un piano che potrebbe anche avere successo, solo che Samsung non ne parla.
Non ne parla esplicitamente neanche incontrando JK Shin, vicepresidente a capo della divisione mobile e telecomunicazioni. La provincia dell'impero coreano guidata da quest'ingegnere di 55 anni, che ne ha passati quasi la metà all'interno dell'azienda, è enorme. Samsung è il secondo produttore di telefonini nel mondo (con il 19% del mercato e 51,4 milioni di unità nel primo trimestre 2009) e in Italia (con il 23%), addirittura il primo in mercati come Francia, Olanda e vari paesi emergenti. Quella di Shin è una provincia molto ricca: la divisione mobile porta circa un terzo del fatturato complessivo (40 miliardi di dollari l'anno circa) dell'intera Samsung Electronics, e si occupa di tutto: dalla ricerca e sviluppo fino a produzione e marketing, per tutti i mercati del globo.

«Il mio approccio – dice Shin in esclusiva a Nòva24 – è quello di cercare tutti i consumatori in tutto il mondo e offrire loro quel che vogliono. E ho scoperto che i loro desideri stanno cambiando in maniera molto rapida».
Per rispondere al mercato Samsung ha sposato più o meno tutte le forme e fogge di apparecchio telefonico e di sistema operativo, sia proprietario sia prodotto da altri (Symbian, Windows Mobile, adesso Android). «Anche se ho idee precise su quel che sta per succedere – dice Shin, che prevede un grande cambiamento al vertice del mercato dei sistemi operativi –: dal 2010 uno dei più diffusi comincerà a calare e uno dei nuovi esordienti comincerà a crescere sempre di più». Non è impossibile vedere rispettivamente Symbian e Android dietro alle sue parole.
L'idea che però piace al capo della divisione Mobile di Samsung è quella del telefono come telecomando della vita, costruito attorno a una nuova convergenza che veda protagonisti gli utenti. L'idea, cioè, che anche Samsung stia realizzando una piattaforma che include anche il suo pubblico come parte attiva.

«Produciamo di tutto: dai processori alle memorie, dai telefoni ai computer, dai televisori fino agli elettrodomestici» dice Shin. Che aggiunge: «E stiamo facendo parlare sempre più fra di loro tutti questi apparecchi, perché possiamo sincronizzare tutte le tecnologie».
L'idea è un telefono con lo schermo sempre più importante: i contenuti si possono toccare, vengono palleggiati da schermo a schermo, da telefono a televisore, a computer. E cambia l'approccio ai due grandi pubblici: clienti (che contribuiscono ai contenuti e che hanno a cuore le reti sociali) e sviluppatori (che possono collaborare al software della piattaforma tramite il negozio delle applicazioni di Samsung). «La nostra filosofia – dice Shin – è quella della massima attenzione al mercato e della massima apertura per abbracciare questo cambiamento».
Al posto della tecnologia pura, secondo Shin, adesso sono le funzionalità, i contenuti e la "socialità" del telefono le chiavi del suo successo. La direttrice tecnologica è legata a Lte, il nuovo standard superveloce che secondo Samsung dominerà il post Umts, ai sistemi operativi open, allo schermo sempre più importante anche per intrattenimento e consumi (con Amoled) e all'ecosistema di sviluppatori.

«Nel mondo – conclude Shin – le esigenze sono molto diverse: ascoltiamo i clienti e scopriamo che negli Usa vogliono scrivere molti messaggi, in Europa toccare molto lo schermo, nei paesi emergenti dell'Africa avere telefoni da 20 dollari per poter parlare e ascoltare la radio. Viviamo un momento di grande transizione in cui la capacità di ascolto e l'apertura sono diventati fondamentali per un'azienda».

15 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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